Gli interventi di ripristino dell'argine del Lamone, iniziati subito dopo la precedente esondazione, erano ancora in corso. Una nuova sponda era stata costruita nel punto della rottura, ma non era ancora sufficientemente solida. Le opere di impermeabilizzazione e rafforzamento, con massi ciclopici e palancole in acciaio, non erano ancora concluse, lasciando la struttura vulnerabile. Venerdì mattina, intorno alle 3:30, il fiume ha raggiunto il livello di piena e, pur senza collassare, l'argine ha subito un'infiltrazione tra i massi, che ha permesso all'acqua di fuoriuscire progressivamente, allagando terreni, strade e abitazioni. L'intervento delle squadre di emergenza ha permesso di bloccare l'infiltrazione nel pomeriggio, evitando che l'acqua raggiungesse le zone più a valle come Villanova.
Nonostante i danni di questa seconda esondazione siano stati molto inferiori rispetto a quelli di settembre, la tensione fra gli abitanti di Traversara è altissima. «Non possiamo andare nel panico a ogni minima pioggia. Siamo solo a ottobre e i mesi con più pioggia nelle nostre zone sono novembre, febbraio, marzo. Mentalmente non ci arriviamo a primavera», si sfoga un residente. E a queste parole si aggiungono le critiche ai lavori sul Lamone: «In 15 giorni hanno fatto solo 200 metri di argine, su un cantiere di un chilometro e mezzo. A Cotignola, sul fiume Senio, hanno riparato una rottura in due giorni. Qui, invece, siamo ancora con un argine a metà, con il cantiere che nei giorni scorsi era praticamente fermo».
Di fronte alle critiche, la Regione Emilia-Romagna risponde che i lavori sull'argine del Lamone non si sono mai fermati e che, anzi, l'intervento attuale ha permesso di evitare un disastro ancora più grave. «Il cantiere ha consentito comunque di sopportare una grossa sollecitazione trafilando acqua attraverso le palancole. Questo ha permesso di non far collassare l’argine compromettendo l’intera opera con danni più importanti di quelli che si sono verificati. In questo modo si sta riuscendo, in breve tempo, a far defluire le acque attraverso la rete consortile dei consorzi di bonifica», afferma un portavoce della Regione, sottolineando che "Non corrisponde al vero che il cantiere di messa in sicurezza aperto lo scorso 19 settembre, a seguito dell’imponente sormonto dell’argine che ha allagato e pesantemente danneggiato la frazione, abbiano subito rallentamenti: i lavori sono proseguiti senza sosta, seguendo le indicazioni tecniche, e sta proseguendo tuttora, mentre defluisce lentamente la piena della scorsa notte del Lamone».
E anche il sindaco di Bagnacavallo, Matteo Giacomoni, si è espresso in merito alla vicenda. «I piani di evacuazione preventiva hanno funzionato, l’attività del Consorzio di Bonifica e delle squadre della protezione civile hanno permesso alle acque di defluire nei canali di scolo, senza interessare la maggior parte delle case, risparmiando le frazioni di Boncellino e Villanova e praticamente tutta la frazione di Traversara, dove l’acqua nella maggior parte dei casi non ha raggiunto le abitazioni». Giacomoni riconosce l'importanza dei lavori fatti finora, ma insiste sull'urgenza di proseguire senza rallentamenti: «Come sindaco continuo a chiedere tempestività degli interventi. Oltre alle risorse economiche necessarie per mettere in sicurezza i nostri fiumi, l’altra grande risorsa che ci serve è il tempo. Oggi ho visto personale in situazioni rischiose svolgere il proprio lavoro in maniera egregia. È stato costruito in questi giorni un argine che alla prova dei fatti non è collassato evitando un nuovo allagamento a Traversara e Villanova. Il mio compito è chiedere tempi celeri e sicurezza nella realizzazione delle opere. I cantieri attivi sono molti, vigileremo affinché siano efficienti e veloci».
Nel frattempo, aumentano anche le denunce. Decine di esposti sono stati presentati alle autorità da parte di chi, in nemmeno un anno e mezzo, ha subito più volte il dramma dell’alluvione. Le indagini aperte dalla procura di Ravenna, già impegnata sui disastri di maggio, puntano a fare chiarezza sulle cause del disastro.
Anche il settore agricolo è stato gravemente danneggiato dalle esondazioni. Coldiretti ha lanciato l’allarme: molte aziende agricole, già messe in ginocchio dall’alluvione di settembre, rischiano ora di perdere definitivamente i raccolti di kiwi, mele e pere, fondamentali per l’economia locale. Le operazioni di vendemmia e raccolta sono state sospese, e si teme che la semina debba essere rimandata alla primavera successiva, con ulteriori costi e incognite. L’appello di Coldiretti è chiaro: bisogna completare le opere di ripristino con urgenza, utilizzando tecniche avanzate e lavorando con turni straordinari, prima che l'inverno renda la situazione ancora più difficile.
Aiuti per i cittadini
Nel frattempo, la Regione ha approvato il primo stralcio del piano per gli interventi urgenti di protezione civile, che include la direttiva per il Contributo Autonoma Sistemazione (Cas) destinato ai nuclei familiari sfollati.
I cittadini che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni a causa degli eventi metereologici e che hanno trovato un alloggio alternativo, ad esempio presso parenti o in roulotte, hanno tempo fino al 31 ottobre 2024 per presentare la domanda al Comune. Possono fare richiesta i nuclei familiari che risiedevano in "nel perimetro delineato da Strada provinciale 24 via Basilica, via Reale Statale 16, confine comunale e canale destra Reno”, a nord di Ravenna. Il contributo sarà erogato a chi ha provveduto autonomamente a una sistemazione temporanea fino alla cessazione dell’ordine di evacuazione. Non sarà possibile fare richiesta se le spese per la sistemazione sono state a carico della pubblica amministrazione. Le informazioni dettagliate e la modulistica necessaria sono disponibili sul sito ufficiale del Comune di Ravenna.