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L'OSSESSIONE
10 Marzo 2025 - 08:01
Immagine di repertorio
Esistono diverse tipologie di consumatori: coloro che comprano per necessità, altri che lo fanno per piacere e, infine, quelli che cedono all'acquisto per ansia. Il fenomeno del "doom spending" sta conoscendo un'espansione sempre più marcata: si tratta di una forma di spesa compulsiva, non giustificata da un reale bisogno, ma alimentata dall'incertezza e dallo stress sul futuro. Questa illusoria sensazione di controllo spinge in particolare i millennials e la generazione Z a riempire carrelli virtuali e scaffali casalinghi.
Quali sono le dinamiche nascoste dietro tale comportamento? La psicologa Kristina Durante ha spiegato a "The Cut" che "avere un cervello umano nel mondo di oggi significa essere cronicamente stressati." Le notizie allarmanti e le crisi globali, come la pandemia di COVID-19, hanno accentuato questa condizione, portando molti a cercare conforto negli acquisti. Per i giovani che si trovano di fronte a un futuro incerto, spesso privo di concrete prospettive, il doom spending rappresenta una sorta di consolazione: l'atto di comprare qualcosa offre un'illusoria sensazione di controllo e benessere, sebbene temporanea.
Le neuroscienze forniscono mezzi avanzati per esaminare in maniera approfondita questo fenomeno. Antonio Rangel, docente di neuroscienze comportamentali presso il California Institute of Technology, spiega come gli acquisti compulsivi possano attivare il sistema dopaminergico del cervello, generando una gratificazione immediata che compromette la capacità di pianificazione a lungo termine. Il rilascio di dopamina, infatti, intensifica la sensazione di piacere, creando un circolo vizioso di desiderio e consumo.
In aggiunta, le strategie di marketing sono progettate per stimolare gli acquisti impulsivi. Ad esempio, prezzi fissati a 99,99 euro tendono a diminuire la percezione del costo reale, mentre i pagamenti digitali rimuovono il contatto fisico con il denaro, rendendo le spese meno onerose. Inoltre, le offerte a tempo limitato incrementano il senso di urgenza, attivando il circuito della ricompensa nel cervello. Tali tecniche sfruttano la predisposizione umana a razionalizzare decisioni principalmente basate su impulsi emotivi, come sottolineato da George Loewenstein, professore di economia e psicologia presso la Carnegie Mellon University.
Il fenomeno del "doom spending" va ben oltre la semplice questione delle spese eccessive: rappresenta un cambiamento sostanziale nel tessuto della nostra società. Come sottolinea Rangel, siamo passati da una "società del bisogno" a una del "desiderio", in cui il possesso di beni materiali viene considerato un indicatore di successo. Questo paradosso fa sì che, più beni accumuliamo, meno ne traiamo soddisfazione, alimentando così un circolo vizioso di desiderio e consumo ininterrotto. Interrompere tale ciclo richiede una chiara consapevolezza e una ferma determinazione.
Tra le azioni fondamentali vi sono la riduzione del tempo trascorso sui social media, la riflessione prima di ogni acquisto e la definizione di un budget mensile. È inoltre essenziale tenere a mente che la felicità non si può ridurre al possesso di oggetti materiali. Attività come la pratica sportiva, la lettura o il prezioso tempo condiviso con amici e familiari possono offrire gratificazioni genuine senza comportare spese gravose, contribuendo a distogliere l'attenzione dalle preoccupazioni per il futuro.
Il doom spending è un fenomeno complesso, radicato nelle ansie moderne e nelle strategie di marketing che sfruttano le debolezze emotive dei consumatori. Tuttavia, con una maggiore consapevolezza e un approccio più riflessivo alle abitudini di spesa, è possibile imparare a vivere nel presente senza cadere nella trappola del consumo compulsivo. La chiave sta nel trovare un equilibrio tra il desiderio di gratificazione immediata e la necessità di pianificare un futuro più stabile e sereno.
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