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12 Marzo 2025 - 08:30
Il recente decesso di un ragazzo di 13 anni avvenuto a Genova ha portato nuovamente all'attenzione pubblica la pericolosità della malattia di Lyme, un'infezione trasmessa attraverso le zecche. Ma di cosa si tratta esattamente? Conosciuta anche come borreliosi di Lyme, la malattia prende il nome dalla città statunitense di Lyme, dove nel 1975 fu documentato il primo caso. Essa è causata da un batterio appartenente al genere Borrelia, in particolare dalla Borrelia burgdorferi sensu lato, e viene trasmessa agli esseri umani per mezzo del morso di zecche del genere Ixodes. Queste zecche acquisiscono il patogeno nutrendosi precedentemente di animali selvatici infetti come uccelli, mammiferi e roditori.
Uno dei sintomi più distintivi della malattia di Lyme è l'eritema migrante, che si presenta nel 75% dei casi nel punto in cui la zecca ha morso. Come spiegano gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità, questa eruzione cutanea appare come "una macchia rossa che aumenta di dimensioni e può avere un'area centrale più chiara, assumendo il caratteristico aspetto a occhio di bue". Sebbene l'eritema non provochi dolore o prurito, può risultare caldo al tatto e associarsi a febbre, brividi, dolori muscolari, linfonodi ingrossati e rigidità del collo. Col passare del tempo, i sintomi possono evolvere in disturbi neurologici, quali artralgie migranti, mialgie, meningiti, polineuriti e miocardite. Nei casi più gravi e cronici, possono insorgere complicazioni quali artrite cronica, meningite, encefalomielite e disfunzioni del sistema nervoso.
Diagnosticare la malattia di Lyme può risultare complesso data la varietà dei sintomi. La diagnosi si basa su test sierologici, che tuttavia non sempre riescono a confermare o escludere definitivamente l'infezione. In caso di esami effettuati troppo precocemente, i risultati potrebbero essere negativi o inconcludenti, rendendo necessaria una nuova analisi dopo 1-2 settimane. Fortunatamente, la patologia può essere trattata con antibiotici come doxiciclina, amoxicillina o cefuroxime, da assumersi per un periodo compreso tra 14 e 21 giorni. Nei casi in cui l'infezione coinvolga il sistema nervoso centrale, è possibile che venga prescritto un trattamento endovenoso della durata di 14-28 giorni. Nonostante le terapie disponibili, alcuni pazienti possono sviluppare la sindrome della malattia di Lyme post-trattamento, probabilmente causata da una risposta autoimmune. La complicanza più grave, sebbene rara, è la neuroborreliosi tardiva, che può comportare disturbi della memoria, deficit dell'attenzione e problemi comportamentali. In rari casi, la neuroborreliosi può manifestarsi sotto forma di meningite, encefalite, mielite, vasculite o polineuropatia. La maggioranza dei decessi legati alla malattia di Lyme è attribuibile allo sviluppo di aritmie cardiache severe, evidenziando l'importanza di una diagnosi tempestiva e di un trattamento adeguato.
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