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Alioune Badara Mbaye evita l'ergastolo per l'omicidio del Parco Murri, le intenzioni erano altre

La Corte d'Assise riduce la condanna a 16 anni, accusato dell'omicidio di Ndiaye Babacar

Alioune Badara Mbaye evita l'ergastolo per l'omicidio del Parco Murri, le intenzioni erano altre

Il 24 luglio 2023, il Parco Murri di Marebello è stato teatro di un crimine da parte di Alioune Badara Mbaye, un 36enne senegalese, colpevole di aver picchiato a morte il connazionale Ndiaye Babacar, di 60 anni, durante una violenta rissa tra extracomunitari. Inizialmente accusato di omicidio volontario, Mbaye ha visto il suo reato riqualificato in omicidio preterintenzionale, evitando così l'ergastolo.

La Corte d'Assise, presieduta dal giudice Fiorella Casadei, ha accolto solo l'aggravante dei futili motivi, condannando l'imputato a 16 anni e 2 mesi di reclusione, con successivo rimpatrio in Senegal. Una decisione che ha suscitato reazioni contrastanti, non solo per la riduzione della pena, ma anche per le circostanze in cui il crimine è avvenuto.

Il parco Murri, soprattutto durante l'estate, diventa un rifugio per molti senzatetto e sbandati. È in questo scenario che si è consumata la tragedia. Mbaye, svegliatosi dal suo riposo, si è accorto di essere stato derubato del cellulare e di pochi spiccioli. La rabbia ha preso il sopravvento, portandolo a confrontarsi violentemente con altri connazionali. Ndiaye Babacar, nel tentativo di placare gli animi, è finito per essere brutalmente aggredito, un tragico epilogo che ha visto la sua vita spegnersi dopo 18 giorni di agonia in ospedale.



Durante il processo, Mbaye ha manifestato il suo disappunto con veemenza, insultando la Corte e il suo stesso avvocato, Massimiliano Orrù. "Italiani tutti corrotti e mafiosi", ha urlato, esprimendo un sentimento di ingiustizia e discriminazione. Nonostante la rinuncia del suo legale, Mbaye ha dichiarato l'intenzione di ricorrere in appello, convinto che la sentenza sia stata influenzata da pregiudizi razziali.

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