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Operazione 'Sugar Beet': la 'ndrangheta e l'infiltrazione nei settori pubblici dal valore di 250.000 euro

La segnalazione partita dalla presenza di un soggetto con precedenti giudiziari legati a operazioni precedenti

Operazione 'Sugar Beet': la 'ndrangheta e l'infiltrazione nei settori pubblici dal valore di 250.000 euro

Un'operazione di vasta portata, denominata 'Sugar Beet', ha scosso le province di Reggio Emilia e Mantova, portando alla luce un complesso sistema di trasferimento fraudolento di valori e di elusione dei provvedimenti di confisca. I carabinieri del Ros, insieme al personale del comando provinciale di Reggio Emilia, hanno eseguito un'ordinanza cautelare per sei persone, emessa dal Gip del tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda).

L'operazione ha visto l'arresto di Cesare Muto, già detenuto nel carcere di Voghera, e l'assegnazione degli arresti domiciliari per Marco Duconte, Rossella Lombardo, Rosetta Pagliuso e Benito Muto, tra Correggio e Gualtieri. Un sesto indagato è ancora ricercato. Le accuse mosse nei confronti degli arrestati includono il trasferimento fraudolento di valori in concorso e l'elusione dei provvedimenti di confisca, reati aggravati dall'aver agevolato l'attività della 'Ndrangheta in Emilia-Romagna.



Le indagini hanno portato al sequestro preventivo di una società intestata fittiziamente a prestanome, comprensiva di quote e beni sociali del valore di circa 250.000 euro nella provincia di Reggio Emilia. La società, con un oggetto sociale legato alle attività di trasporto, era stata costituita con l'intenzione di infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici attraverso l'uso delle White List, un sistema che avrebbe permesso agli indagati di agevolare il gruppo 'ndranghetistico emiliano.

L'operazione 'Sugar Beet' è stata avviata grazie a una segnalazione del consiglio nazionale del notariato, che aveva rilevato la presenza informale di un soggetto con precedenti giudiziari legati alle operazioni 'Grimilde' e 'Perseverance'. Le indagini hanno accertato la falsa attribuzione dell'intestazione della società a due indagati che, consapevolmente, ne avrebbero accettato la mera titolarità formale in complicità con un socio occulto.

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