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Morte di Domenico Montanari: da suicidio a sospetto omicidio, due uomini a giudizio

Una testimonianza dal carcere riapre il caso del 2019

Morte di Domenico Montanari: da suicidio a sospetto omicidio, due uomini a giudizio

Quello che inizialmente sembrava un suicidio, oggi si configura come un possibile omicidio. È quanto emerge dalla recente decisione del giudice per l’udienza preliminare di Ravenna, Andrea Galanti, che ha disposto il rinvio a giudizio per due uomini, accusati della morte di Domenico Montanari, 64 anni, trovato impiccato nella sua macelleria a Faenza all’alba del 25 luglio 2019.

A finire alla sbarra saranno Gian Carlo Valgimigli, 55 anni, ex agente della polizia municipale, e Daniel Mullaliu, 31 anni, cittadino di origine albanese e fratello dell’allora compagna di Valgimigli. Entrambi sono difesi dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Luca Donelli. L’imputazione coatta era stata disposta dal Gip Janos Barlotti, che non aveva accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, ritenendo invece credibili gli elementi emersi nel corso delle indagini.

Per lungo tempo, la morte di Montanari era stata interpretata come l’estremo gesto di un uomo oppresso dai debiti e finito nella rete dell’usura. Valgimigli era già stato condannato in passato per aver applicato tassi d’interesse usurari proprio al macellaio, con una sentenza che lo riteneva responsabile della morte come conseguenza di quel reato.

La svolta nell’inchiesta è arrivata grazie a nuove testimonianze raccolte in carcere. Un detenuto, compagno di cella di Valgimigli a Ferrara, ha riferito di aver ricevuto confidenze su un piano omicida messo in atto con la complicità di altri soggetti. Il racconto ha fornito alla magistratura dettagli ritenuti significativi, tra cui la dinamica dell’aggressione, l’utilizzo di un cordino in nylon e il presunto movente: Montanari avrebbe minacciato di denunciare i suoi aguzzini.

La Procura, pur sollevando dubbi sull’attendibilità del detenuto – sospettando che potesse aver parlato per ottenere vantaggi o che Valgimigli avesse esagerato per accattivarsi il rispetto altrui – non ha potuto ignorare alcuni elementi mai resi pubblici che il testimone ha descritto con precisione.

A rafforzare i sospetti sul fatto che non si sia trattato di un suicidio, vi sono anche le condizioni in cui il corpo fu rinvenuto: la luce della macelleria era spenta, il cellulare dell’uomo era collegato al caricabatterie, e i piedi toccavano terra – aspetti poco compatibili con un gesto volontario. Inoltre, numerosi conoscenti hanno escluso che Montanari, nonostante la grave situazione economica e le difficoltà familiari, potesse aver scelto di togliersi la vita. L’uomo, secondo le testimonianze, stava cercando di vendere la casa per saldare i debiti, affidandosi proprio a Valgimigli per la mediazione.

Con il rinvio a giudizio, il caso torna ora sotto i riflettori, riaprendo uno dei misteri più oscuri degli ultimi anni nella città romagnola.

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