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In memoria di Papa Francesco
21 Aprile 2025 - 12:35
Nel ricordo di Papa Francesco, scomparso questa mattina, torna alla mente uno dei momenti più coraggiosi e significativi del suo pontificato: la sua visita in Armenia nel giugno del 2016, durante la quale il pontefice chiamò il dolore per nome, definendo apertamente "genocidio" il massacro del popolo armeno compiuto dall’Impero Ottomano nel 1915, iniziato il 24 aprile.
Una parola pesante, politicamente scomoda, ma che Jorge Mario Bergoglio pronunciò con la forza della verità e della memoria. "Quel genocidio, il primo del XX secolo", aveva già detto nel 2015 durante la commemorazione del 100° anniversario in San Pietro, scatenando la reazione dura della Turchia, che arrivò a richiamare il proprio ambasciatore presso la Santa Sede. Ma Francesco non arretrò. E un anno dopo, si recò personalmente a Yerevan, capitale del paese euroasiatico, portando un messaggio di pace, riconciliazione e giustizia.
Durante la sua visita, Papa Francesco partecipò a una cerimonia solenne presso il memoriale di Tsitsernakaberd, a Yerevan, dove rese omaggio alle vittime del genocidio. Posa una corona di fiori, pregò in silenzio e, insieme al Catholicos Karekin II, si inchinò davanti alla fiamma eterna. Un gesto semplice, ma carico di significato, che mostrava come il pontefice argentino non fosse interessato a formule diplomatiche, ma alla verità storica e al dolore delle persone.
“Che Dio benedica il tuo popolo. Che la memoria non si spenga mai”, disse nel suo discorso, invitando a fare della memoria uno strumento per costruire un futuro senza odio né vendetta.
Il viaggio di Papa Francesco in Armenia fu anche un forte messaggio ecumenico. Nel primo Paese che accettò il cristianesimo come religione ufficiale, dove la fede si è intrecciata alla storia del martirio e della resistenza, Francesco ha rafforzato i legami tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica Armena. Un abbraccio fraterno con il Catholicos Karekin II, la firma di una dichiarazione congiunta, la partecipazione a liturgie comuni: gesti che andarono oltre la diplomazia, testimoniando il desiderio di unità tra cristiani.
La visita in Armenia ha rappresentato uno dei momenti in cui Papa Francesco ha mostrato con maggiore evidenza il suo stile diretto, umano, vicino alla sofferenza e lontano dai calcoli geopolitici. Un pastore che, davanti a una verità dolorosa come quella del genocidio armeno, non ha voltato lo sguardo.
Oggi, mentre il mondo saluta un papa che ha lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa e nelle coscienze, quella visita risuona come un monito e un’eredità: la verità, anche quando scomoda, è il primo passo verso la giustizia e la pace.
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