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Uccisi oltre 750 koala in Australia: gli ambientalisti non ci stanno

Un'operazione necessaria o una gestione crudele?

Uccisi oltre 750 koala in Australia: gli ambientalisti non ci stanno

Nelle ultime settimane, oltre 750 koala sono stati eliminati all'interno del parco nazionale di Budj Bim, nello stato di Victoria, da operatori armati a bordo di elicotteri. Stando alle dichiarazioni del governo statale, tale operazione è stata ritenuta "necessaria" per porre fine alle sofferenze degli animali feriti e affamati, conseguenti a un devastante incendio che nel mese di marzo ha distrutto un quarto dell'area protetta. Tuttavia, il metodo adottato – colpi sparati dall'alto a circa 30 metri di distanza – ha suscitato dure critiche da parte di associazioni animaliste, esperti e cittadini, che hanno denunciato una gestione considerata disumana.

L'azione, infatti, non era stata resa pubblica e la sua esecuzione è stata scoperta solo di recente grazie a fonti indipendenti. La governatrice del Victoria, Jacinta Allan, ha difeso la scelta, affermando che tutti i koala colpiti erano "gravemente feriti e in grande sofferenza". Il Dipartimento per l'Energia, l'Ambiente e l'Azione climatica (DEECA) ha precisato che le alternative – come il soccorso diretto – risultavano impraticabili a causa delle difficili condizioni di accessibilità delle aree interessate. Tuttavia, esperti come Rolf Schlagloth dell'Università del Queensland sostengono che l'eliminazione dei koala dovrebbe rappresentare sempre l'ultima risorsa: "Avrebbero dovuto tentare il recupero. Uno sparo dall'elicottero può non essere letale, e causare invece agonia".

Anche la deputata Georgie Purcell dell'Animal Justice Party ha espresso una ferma critica parlando di "modalità inaccettabili". Tale vicenda ha portato nuovamente alla ribalta la delicata situazione della specie. I koala sono considerati a rischio in gran parte dell'Australia, specialmente dopo i devastanti incendi del 2019-2020 che hanno portato alla morte di circa 60.000 esemplari. In Victoria, dove la popolazione appare "stabile", il principale problema è legato all'eccessiva concentrazione in alcune zone, come il Budj Bim, che provoca fenomeni di sovrappopolamento e crisi alimentari. In passato, il governo aveva adottato soluzioni più sostenibili come la sterilizzazione o il trasferimento. "È l'ennesimo fallimento – ha commentato Schlagloth – in una lunga storia di cattiva gestione del nostro animale simbolo".

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