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Salute mentale e cinema
28 Aprile 2025 - 12:55
Quando "Anora" ha vinto l'Oscar quest'anno, molti hanno gridato alla Rivoluzione, di quelle cinematografiche. E nel corso del cinema, film come questi hanno ricevuto dei meritati riconoscimenti, a partire dalle performance del cast, la meraviglia dei costumi, fino alla stessa sceneggiatura, scritta coi fiocchi. Film come "Povere Creature", "Oppenheimer", "Midnight Cowboy", "La Forma dell'Acqua" e "Il Lupo di Wall Street" hanno ricevuto svariate candidature e vincite che partono dai Golden Globes agli Oscar. Ma che cos'hanno in comune tutte queste? Le scene di sesso.
Nel corso della storia del cinema, le scene erotiche hanno avuto una trasformazione significativa, passando da un tabù a una componente quasi "obbligatoria" in alcune tipologie di film. Con l'avvento della New Hollywood (quel periodo storico del panorama cinematografico a partire dagli anni 60-70, in parallelo con la Guerra in Vietnam, in cui i registi delle case di produzione maggiori definite 'Majors') iniziano a sperimentare nuovi temi, generi e tecniche di regia, tra cui l'alcol, l'assunzione di droghe e il sesso soprattutto, anche grazie alla Rivoluzione Sessuale.
Questo è il periodo in cui pellicole come "Ultimo Tango a Parigi" (1972) di Bernardo Bertolucci e "Arancia Meccanica" (1971) di Stanley Kubrick sono diventate celebri per la loro audacia nel trattare scene erotiche e controverse. L'inclusione di scene di sesso esplicito o altamente sensuali non solo aveva lo scopo di stuzzicare l'immaginazione degli spettatori, ma anche di aumentare il fascino commerciale dei film. Il sesso diventava quindi un punto di vendita più che una componente narrativa.
Durante questo periodo, l'industria cinematografica ha cominciato a utilizzare sempre di più le scene erotiche come una forma di attrazione. Il confine tra arte e commercio si è fatto più sottile, con l'idea che scene di sesso audaci potessero portare a un maggiore successo al botteghino. A partire da quel momento, molte produzioni hanno cominciato a normalizzare il sesso nei film, facendo sì che le scene erotiche divenissero quasi una "tradizione" o una necessità nel contesto di certi generi.
Negli ultimi anni si è anche formata la figura dell'intimacy coordinator, esperti professionali introdotti per garantire che le scene di sesso siano rappresentate in modo sicuro e consensuale, tutelando il benessere degli attori coinvolti. La crescente consapevolezza sul consenso e sulla necessità di proteggere le persone da situazioni imbarazzanti o traumatiche ha portato alla creazione di questa professione. In particolare, il movimento #MeToo ha sollevato la necessità di una gestione più professionale e sicura di scene erotiche nei film, garantendo che i diritti degli attori siano rispettati e che l'intimità non venga sfruttata in modo scorretto.
Sarebbe stata anche una buona mossa se non fosse per il fatto che tali scene non rappresentino sempre una vera e propria esplorazione della sessualità, ma piuttosto uno strumento narrativo preconfezionato che risponde più a logiche di mercato e aspettative culturali che a una rappresentazione autentica e rispettosa dei temi dell’intimità. Se da un lato la presenza degli intimacy coordinators garantisce una maggiore sicurezza e consapevolezza, dall’altro, la loro introduzione rischia di normalizzare l'idea che il sesso debba sempre essere al centro delle storie cinematografiche.
Negli ultimi anni soprattutto, è difficile non notare un certo pattern tra i film vincitori agli Oscar che "casualmente" includono scene hard. Non si parlano solo di film che trattano esplicitamente il tema della sessualità, ma di pellicole in cui l'intimità diventa quasi un requisito per raggiungere un livello di "gravitas" o "serietà" che il cinema moderno sembra apprezzare sempre di più.
Pellicole come "La La Land" (2016), "Chiamami col Tuo Nome" (2017) e "Parasite" (2019) hanno vinto premi prestigiosi, e, sebbene non tutte siano piene di scene esplicite, è difficile ignorare che in molte di esse la sensualità gioca un ruolo significativo. Questo fenomeno solleva una domanda importante: le scene erotiche sono davvero indispensabili per il valore artistico di un film o sono diventate un elemento strategico per attrarre l'attenzione dei premi?
In effetti, l'inclusione di scene sessuali nei film sembra ormai essere quasi una condizione di "legittimità" per pellicole che aspirano al massimo riconoscimento. La storia recente dei premi cinematografici suggerisce che, in un certo senso, il sesso sta diventando una merce da baratto: un film che vuole essere preso seriamente, un film che ambisce a competere per l'Oscar, sembra dover includere almeno una scena sensuale, anche se non necessariamente legata alla trama in modo profondo o significativo.
Molti dei film che vincono gli Oscar o che sono lodati dalla critica per il loro valore artistico hanno, infatti, scene che sono più finalizzate a creare un’atmosfera di serietà e a completare il quadro di un’opera matura, piuttosto che essere funzionali alla trama o ai personaggi. Lungi dall'essere vere esplorazioni della sessualità, queste scene rischiano di apparire come una sorta di comodino narrativo, che semplicemente ci dice che "questa è una storia importante, un film serio" – un messaggio che, a sua volta, è fortemente influenzato dalle aspettative culturali contemporanee riguardo alla sessualità.
Con l’aumento delle rappresentazioni esplicite sui grandi schermi, il cinema ha in parte alimentato un clima culturale in cui la sessualità è iper‐esposta e spesso poco mediata e meditata. Questo fenomeno ha avuto anche degli effetti collaterali preoccupanti, come l’aumento del consumo di pornografia. È evidente che la crescente disponibilità e diffusione di contenuti sessuali nel cinema e nella pornografia richiedano una riflessione critica, ma anche una ricerca più approfondita su eventuali legami tra questi fenomeni e comportamenti devianti.
In definitiva, è essenziale che il cinema non cada nella trappola di pensare che le scene di sesso siano l’unica strada per raggiungere il successo o la legittimità artistica. I film che vincono premi dovrebbero essere valutati per la loro narrazione, la creatività, la complessità dei personaggi e la capacità di toccare temi universali, non per la quantità di intimità esplicita che presentano. In un’industria sempre più interessata ai numeri e al marketing, è fondamentale non dimenticare che un grande film è prima di tutto una grande storia da raccontare, non un “esercizio di seduzione” per guadagnare consensi o premi.
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