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Le mani che parlano: la nuova lingua globale dei giovani

Dalla gesticolazione italiana all’alfabeto corporeo condiviso sui social: i giovani del mondo comunicano sempre più con i gesti. È il corpo a tornare protagonista, o è la parola che perde credibilità?

Il linguaggio dei gesti

Presente passato quali gesti sono di moda

Un tempo erano “gli italiani” a parlare con le mani. Una scena quasi da cartolina: espresso sul tavolino, voce appassionata, dita che danzano nell’aria per dare corpo alle parole. 
Un marchio culturale, certo, ma anche un modo istintivo e autentico di comunicare.
Oggi però qualcosa è cambiato. 
I gesti – quelli delle mani, degli occhi, del corpo – sono diventati virali. Letteralmente. 
Scorriamo i social e li vediamo ovunque: giovani di ogni parte del mondo che si parlano, si capiscono, si influenzano… attraverso la gestualità.
Che siano coreografie su TikTok, movimenti rituali mentre si parla in video, o piccoli codici condivisi tra amici, il linguaggio corporeo è diventato una nuova grammatica globale.
Forse perché le parole oggi si consumano in fretta. Forse perché, come scriveva Roland Barthes, “la parola non è mai innocente”. 
I giovani sembrano saperlo: cercano un codice che non sia manipolabile, che non venga frainteso, che arrivi dritto – come un gesto. Forse credono meno nelle parole e più nell’autenticità di un’espressione spontanea.
Lo studioso David McNeill ha osservato che “i gesti non sono semplici ornamenti del linguaggio, ma un’estensione del pensiero stesso”. E Paul Ekman, pioniere nello studio delle emozioni, ha dimostrato che “il volto e il corpo raccontano verità che le parole spesso nascondono”. 
Come se il corpo avesse sempre qualcosa da dire, anche quando la voce tace.
E in fondo, lo aveva già intuito anche Umberto Eco, quando scriveva: “Il linguaggio del corpo è più sincero di quello delle parole, ma è anche più fragile, più esposto all’interpretazione”. 
Fragile ma potente. Esposto, eppure virale. E forse per questo così attraente oggi, in un mondo dove ogni parola può essere travisata, archiviata, ripostata, svuotata.
La gesticolazione non è più “cosa da italiani”
È diventata un modo globale di essere presenti. Un segno visibile che, mentre la tecnologia smaterializza le voci, il corpo torna a chiedere spazio
A dirci: “Ci sono. Ti sento. Ti parlo.”
E chissà: forse in questo nuovo alfabeto delle mani c’è anche un po’ di quella “italianità” che senza volerlo abbiamo seminato nel mondo.

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