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Salute
13 Aprile 2025 - 08:30
Ogni anno, in Italia, più di 230.000 individui perdono la vita a causa di patologie legate al cuore e alla circolazione sanguigna. È come se un'intera città svanisse nel silenzio. Numeri inquietanti, soprattutto se pensiamo che viviamo in un'epoca di avanzamenti medici, diagnosi precoci e farmaci specifici.
Tuttavia, le malattie cardiovascolari si confermano – ancora oggi – la principale causa di decesso nel nostro Paese. Una sconfitta prevedibile, ma non ineluttabile. Il principale indiziato? Il colesterolo LDL, più comunemente conosciuto come "colesterolo cattivo".
È lui il grande responsabile della formazione delle placche aterosclerotiche che ostruiscono le arterie, il meccanico crudele che blocca il motore del corpo umano. Solamente in Italia, ben 47.000 decessi annui sono imputabili a una sua cattiva gestione.
Ma non è solo una questione di LDL: la medicina punta il dito anche verso i trigliceridi e la lipoproteina(a), elementi silenziosi ma ugualmente capaci di incrementare il rischio cardiovascolare anche quando i livelli di colesterolo paiono sotto controllo. E poi ci sono i "grandi killer" metabolici: obesità e diabete di tipo 2, autentiche pandemie silenziose. Il diabete, in particolare, funge da moltiplicatore del rischio, specialmente se non affrontato tempestivamente.
Si tratta di malattie croniche, certo, ma spesso risultato di uno stile di vita che concede poco spazio alla prevenzione e troppo alle abitudini scorrette.
Di fronte a un quadro così preoccupante, le strategie preventive risultano più che mai fondamentali. Si parte da quella che resta la terapia più accessibile: lo stile di vita. Alimentazione equilibrata, attività fisica regolare (almeno 150 minuti a settimana di esercizio moderato) e controlli periodici. Azioni semplici ma profondamente efficaci: una dieta ricca di vegetali e povera di grassi animali può ridurre il colesterolo del 10-20%, con benefici sull'intero sistema cardiovascolare. Ma non basta limitarsi a camminare o a scegliere una mela al posto di un dolce. La scienza ha compiuto notevoli progressi anche nel campo farmacologico.
Dai tradizionali farmaci ipolipemizzanti, ora più precisi e tollerabili, fino alle nuove terapie rivoluzionarie: gli agonisti del recettore GLP-1, inizialmente concepiti per il trattamento del diabete, ma oggi protagonisti anche nella lotta contro l'obesità e i rischi cardiaci, o gli inibitori SGLT2, che migliorano il controllo glicemico e proteggono cuore e reni simultaneamente. Il vero ostacolo, tuttavia, resta culturale. I
n Italia, si fa ancora troppo poca prevenzione. Interveniamo tardi, spesso quando il danno è ormai compiuto. È necessario un cambio di rotta, una nuova alfabetizzazione alla salute, che parta dalle scuole e giunga agli studi medici, passando per campagne pubbliche, purtroppo spesso timide o frammentarie. Perché il cuore, se ascoltato tempestivamente, può esprimere chiaramente le sue esigenze. Ignorarlo, invece, significa lasciare spazio a un silenzio definitivo.
E ogni battito che perdiamo è un'opportunità mancata per cambiare direzione.
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