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IL FATTO
23 Settembre 2024 - 16:55
Antonio Sbordone
Imola, pronto soccorso. Un paziente perde il controllo e attacca il personale sanitario, l'ennesimo episodio di violenza che scuote un sistema già sotto pressione. La reazione non si fa attendere: la Questura di Bologna, con il suo questore Antonio Sbordone in prima linea, rilancia la lotta alle aggressioni in corsia. Ma dietro le dichiarazioni di intenti, restano ancora tanti nodi da sciogliere.
Sbordone, durante una conferenza stampa a Bologna, promette un’accelerazione sul progetto che prevede un collegamento diretto tra ospedali e centrale operativa della Polizia. Progetto che, diciamolo chiaramente, aveva subito un bello stop a causa di complicazioni tecniche. Però, parola del questore, si riparte “a brevissimo”, con l'obiettivo di dare finalmente più sicurezza ai medici e infermieri, ogni giorno esposti a una violenza che non dovrebbe far parte del loro lavoro.
Il messaggio è chiaro: "Possiamo fare di più". Ma attenzione, non facciamoci illusioni. Sbordone mette subito le mani avanti: una presenza fissa della polizia h24 negli ospedali è fuori discussione, “impossibile da sostenere”. Perché la coperta è sempre troppo corta, e le risorse limitate. Quindi, cosa si farà? Più pattuglie, più controlli sul territorio e un’integrazione del lavoro degli uffici già presenti nelle strutture sanitarie. Insomma, faremo il possibile, ma senza aspettarsi miracoli.
Il progetto di collegamento con la centrale operativa? Anche lì, non è tutto oro ciò che luccica. Lo stop, spiega il questore con una nota d’ironia, è dovuto a "problemi tecnici" – in pratica, i sistemi della polizia e degli ospedali non vanno esattamente d’accordo. "Quando parlano i tecnici, finiscono per non trovarsi d'accordo", ammette Sbordone con un sorriso amaro. Ma ora l’impulso c'è e si promette di superare gli ostacoli.
E mentre la polizia si organizza, sul tavolo resta un problema ancora più grande: quello normativo. Il Governo e il Parlamento stanno lavorando a nuove leggi per affrontare le aggressioni ai sanitari, e Sbordone lo vede con favore. Ma come spesso accade, le soluzioni arrivano sempre un po' troppo tardi rispetto all'emergenza.
Dunque, le buone intenzioni ci sono, ma la domanda resta: sarà abbastanza? Gli operatori sanitari chiedono protezione, ma le risposte, per ora, sembrano rincorrere una realtà che non aspetta nessuno.
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